La mia pensione

Ho già deciso che morirò. A 50 anni cesserò di vivere. Perché ? Perché si. Dopo aver trascorso al

meglio la mia vita mi ritirerò a 49 anni esatti in una casa in riva al mare. La spiaggia sarà libera, non

bonificata, senza impianti intorno. Ci sarò solo Io, come sempre? Boh. Sarà mezza diroccata. Una casa

di mare. Bianca, con gli acchiappasogni di conchiglie attaccati al tetto del portico. Le canne e l'erba

resistenti alla salsedine circonderanno una staccionata di un grigio secco e crepato, che lasci

intravedere il legno quasi marcio. Gli infissi di porte e finestre saranno in sgretolamento, come frane di

vernice. Tuttavia, i vetri saranno belli lindi, in modo che le luci dell'alba in inverno, e del tramonto in

estate, possano entrare facilmente. Come fossimo vecchi amici.

La porta d'ingresso sarà rossa. Ho sempre adorato il rosso, soprattutto in questo caso dove il tetto è

azzurro. Stona. È emblematico. In più, è il colore che più contraddistingue una delle mie indoli psico

poetiche, quindi, è azzeccato.

Gli interni saranno chiari, sempre bianchi/grigi. Qualcosa sul perla. Pavimenti di mattonelle, come quelle

di casa dei miei nonni. Fresco in estate e freddo in inverno. Imperfetto così. Nulla è realmente ideale,

siamo noi a renderlo tale. Come facciamo con i difetti di chi consideriamo parte essenziale. È bellissimo

come, a volte, ci si sforzi di non vederle negli altri, le pecche, ma si sia sempre pronti a trovarle nei propri

occhi. Ci rende capaci di amarci. Ed è questo che penserò a fare in questa casa.

Immerso nella polvere mnemonica ed esistenzialistica delle mie opere, delle mie distrazioni e delle mie

passioni, ci proverò. Sarebbe semplice suicidarsi come avevo detto. Tanto un bagno con una vasca

l'avrò anche lì; e per quanto continui a marcare la bellezza della stonatura del rosso su di uno sfondo

bianco perla, è troppo facile. Sono pronto a morire da quando ho 12 anni, non avrebbe senso: dal punto

di vista masochistico, non soffrirei; dal punto di vista pratico, cos'è la vita in solitaria ? Aristotele diceva

che il filosofo ha sì bisogno di solitudine, ma che solo questa non è sufficiente a conoscere, e conoscere

è lo scopo ultimo di una persona. Conoscere è felicità, conoscere le virtù: che siano etiche o dianoetiche.

Allo stesso modo, Bukowski disse che per scrivere bisogna vivere, e scrivere tutto il giorno non è vivere.

A rigor di logica, la mia non sarà esistenza. Ma la mancanza di esistenza con cosa si può individuare se

non con il termine "morte" ?

Passerò lì gli ultimi 50 anni di morte. Io sarò nato per morire, e morto per amore di vivere. Risorgerò nel

vedere i miei amici e mia sorella. Sarò sempre un fratello maggiore. Sarò sempre il figlio maggiore,

anche davanti la sparizione dell'ultimo genitore, e sarò da solo in quella bellissima casa bianca dalla

porta rossa che ho ristrutturato in un anno.

La spiaggia, la spiaggia, dovreste vedere che bella. Non bianca, ma fine e gialla, come nei disegni

nostalgici che facevo quando tornavo a scuola. Sporca, grezza, un diamante da scoprire. Piena di vita

nella sua immagine di "immondezzaio". Tartarughe dalla corazza di alberi marittimi dai colori primaverili

tendenti autunnali nonostante la stagione estiva. Granchi dal manto tramonto e dalle chele d'alba.

Questa è la mia morte. Tra la bellezza della massima espressività tangibile del mio tatuaggio e la

decadenza di un mondo a cui non ho mai pensato di appartenere.

La mia pensione.

Riccardo Mantovani

Post popolari in questo blog

PASTA CON LENTICCHIE ALLA PUGLIESE - prof. Mauro Alò

ANIME SCALZE - FABIO GEDA

La voce di Francesca, il silenzio di Paolo: compassione e nostalgia nel canto V