BREXIT: “Leave or not to leave: that is the question”
Brexit, che
succede? Gli ultimi giorni sono stati molto turbolenti per Theresa May, e si
sono svolte numerose votazioni parlamentari per decidere riguardo all’uscita
della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Il governo chiederà una proroga dei
termini di uscita, al momento fissata per il prossimo 29 marzo. La decisione è
arrivata dopo che la Camera dei Comuni ha approvato a larga maggioranza una
mozione che autorizza l’esecutivo a chiedere il rinvio: non più il 29
marzo ma il 30 giugno, a patto che venga trovato un accordo entro il 20 marzo.
412 deputati hanno votato a favore della mozione, mentre 202 hanno votato
contro. Tra i contrari al rinvio di Brexit si sono schierati soprattutto alcuni
deputati conservatori euroscettici e i membri del DUP, il partito della destra
radicale nordirlandese.
Dopo il voto il
leader dell’opposizione Jeremy Corbyn ha criticato i fallimenti e il caos nel
governo degli ultimi giorni e in particolare la prima ministra May. Ha inoltre
aggiunto che l’accordo da lei proposto “non è più una possibilità
percorribile”. Secondo Corbyn l’unica soluzione è l’accordo proposto dal suo
partito, il Labour, che prevede una forma di unione doganale con il resto d’Europa.
L’Unione Europea
dovrà decidere se accogliere la richiesta britannica nel corso del prossimo
Consiglio, che si svolgerà il 21 marzo. Per garantire un’estensione dei termini
previsti dall’Articolo 50, che come dicevamo fissa l’uscita al prossimo 29
marzo, è necessario un voto all’unanimità di tutti gli stati membri del
Consiglio dell’Unione Europea. Secondo gli osservatori è quasi certo che
l’Unione Europea concederà la proroga richiesta.

L’Unione Europea
concederà quindi una proroga per Brexit, o il 29 marzo assisteremo alla
cosiddetta uscita “no deal”? Che quest’ultima sia l’unica tortuosa soluzione al
grattacapo Brexit?
Irene Ferrari
Alberto Santini