AMABIE - di ARIANNA BIGI - 2^G
L’Amabie è uno Yōkai giapponese (spirito) riconducibile a una sirena con
tre zampe e una folta chioma di capelli risalente al periodo Edo, circa
duecento anni fa, che la leggenda vuole sia emerso dal mare nella provincia di
Higo, nella prefettura di Kumamoto a metà maggio del 1846 durante un’epidemia
e, interpellato da un funzionario del governo arrivato lì per investigare gli
abbia detto di essere un Amabie e gli abbia riferito un messaggio: "Il
buon raccolto continuerà per sei anni dall'anno in corso; se la malattia si
diffonde, mostra una mia immagine a coloro che si ammalano e guariranno. "
Con l'inizio dell’espansione del virus Covid-19 in giappone la gente ha
riscoperto questo Yōkai e ha iniziato a condividere delle sue immagini o
rivisitazioni con l’hashtag #Amabie (#アマビエ) per aiutare a sconfiggere il virus, e
l’Amabie ha subito guadagnato un successo enorme sui social con un sacco di
rappresentazioni anche innovative che secondo la leggenda dovrebbero aiutare a
guarire gli ammalati e a fermare il contagio.
“Uno dei motivi è che c'è l'idea (nel folklore giapponese tradizionale) che
“vedendo” l'aspetto di una creatura rara o fantastica, possiamo catturare
alcuni dei suoi benefici mistici e aiutare a sradicare la sfortuna. In passato
(oltre a “amabie”), le persone disegnavano anche immagini raffiguranti
elefanti, cammelli e persino sirene, che funzionavano tutte come amuleti. La
gente pensava che semplicemente guardando o pubblicando queste immagini la loro
durata di vita si sarebbe prolungata e avrebbe aiutato a sfuggire al male.”
Durante un'epidemia del 1858 in Giappone, le illustrazioni di “mostri a tre
zampe che ricordano le scimmie “furono vendute in tutta Edo (Tokyo
contemporanea) come un incantesimo per scongiurare il colera.