RIFLESSIONI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS - di Andrea Nicolini 4^B
Dubito di riuscire a raggiungere una profondità paragonabile a quella di
Blaise Pascal, che ora prendo a modello nel formulare i pensieri che seguono,
ma è evidente che in una situazione drammatica come questa, con tutto quello
che ne deriva e che tutti stiamo conoscendo a pieno, giungere a considerazioni
su ciò che accade è doveroso oltre che lecito. Vediamo cosa hanno suscitato in
me questi giorni di riflessione. Premetto che ogni frase riportata di qui in
avanti, sarà scritta immediatamente dopo essere stata pensata.
1.
Di fronte a un nemico potentissimo, subdolo e invisibile, che avanza senza
distinzioni e ostacoli di alcun tipo, massacrando vigliaccamente le persone che
sono più vulnerabili e che necessitano delle più attenzioni, occorre prendere
coscienza da parte di tutti del fatto che una vera e propria guerra come questa
si combatte e vince insieme, per amore di se stessi, dei propri cari, di chi combatte
nelle prime linee, negli ospedali e nei servizi indispensabili, della Patria.
Ognuno faccia il proprio: i disertori pagheranno con la vita*, o con la
coscienza di aver provocato il contagio e la morte di altre persone, e con il
giudizio della storia.
2.
Il popolo italiano ha manifestato unità e orgoglio nazionale in
un’occasione, per la prima volta in tempi recenti, che non sia legata a partite
di calcio: ciò è commovente senza dubbio, ma è altrettanto sconcertante il
fatto che sia servita una pandemia per arrivare a questo.
3.
Quando la pandemia sarà finita, l’Italia e l’Europa saranno in ginocchio.
Lì si manifesteranno la solidarietà e la cooperazione internazionale, o le
parole e gli slogan si riveleranno una farsa ignobile e dannosa. Si dovrà risorgere
dalle rovine l’uno aiutando l’altro, altrimenti non sarà possibile.
4.
In questi ultimi giorni mi sono ritrovato a riporre fiducia nella scienza e
nelle straordinarie personalità dei medici, conforto nei rapporti umani e di
fede. Mai ho apprezzato questi aspetti così tanto.
5.
In situazioni d’emergenza ci sono due tipi di persone: chi parla e chi fa.
Prima di un’emergenza allo stesso modo: chi previene e chi minimizza. Il grande
Machiavelli affermava che un buon principe costruisce gli argini di un fiume
prima che arrivi la piena. Ho l’impressione che, in questa occasione, ben pochi
governi abbiano in principio ascoltato e messo in pratica il consiglio
dell’Autore fiorentino.
6.
La lontananza di amici, parenti e persone care è ora arginata dalle
tecnologie di cui per fortuna siamo a disposizione; è evidente però che la
tecnologia non può sostituire mai a pieno i rapporti umani: questo
probabilmente è uno degli aspetti più duri dell’emergenza.
7.
Che lo vogliamo o no, questi giorni e settimane (e temo mesi) occuperanno
le pagine di storia dei futuri studenti, e non sono sicuro che sarà bello
leggerle. Inevitabilmente le nostre vite cambieranno e il mondo ci sembrerà un
posto meno sicuro in cui vivere. Certi esperimenti saranno visti con sempre più
diffidenza ed emergerà una buona volta che le conseguenze di un errore, di una
distrazione o della malafede, se avvengono in un momento fatale, possono essere
tragiche.
8.
Il “vecchio” e il paziente con chissà quante patologie pregresse, o con un
debole sistema immunitario, avrebbero potuto essere mio nonno, mio zio, mia
madre, mio padre, un amico, la mia ragazza. Occorre non dimenticarlo mai.
9.
Se mi avessero detto che una volta diventato maggiorenne avrei dovuto
vivere una situazione del genere, avrei vissuto volentieri un altro poco da
minorenne. (Ho compiuto diciotto anni il I Marzo)
10. Dum Romae consulitur,
Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si emanano decreti e autocertificazioni, la
gente si ammala e muore. Chi, sano, ha dovuto chiudere il negozio (giustamente)
non sa come affrontare l’ingente perdita economica che subisce. Non voglio
polemizzare inutilmente, invito semplicemente le istituzioni a una maggiore
concretezza e chiarezza. Solo così ne usciremo, se non senza danni, almeno con
il minor numero possibile di questi.
* -Non sto augurando la morte a nessuno, ovviamente. Ma non è così
difficile, oggi, mettere in serio rischio la propria vita e quella altrui, per
negligenza o azioni sbagliate: chi ne è responsabile è quindi definito disertore.
Spero di non essermi dilungato troppo, è stato davvero un piacevole “sfogo
filosofico” di cui potremo quando opportuno spendere qualche parola.
Andrea Nicolini
27/03/2020
Dubito di riuscire a raggiungere una profondità paragonabile a quella di
Blaise Pascal, che ora prendo a modello nel formulare i pensieri che seguono,
ma è evidente che in una situazione drammatica come questa, con tutto quello
che ne deriva e che tutti stiamo conoscendo a pieno, giungere a considerazioni
su ciò che accade è doveroso oltre che lecito. Vediamo cosa hanno suscitato in
me questi giorni di riflessione. Premetto che ogni frase riportata di qui in
avanti, sarà scritta immediatamente dopo essere stata pensata.
11. Di fronte a un nemico
potentissimo, subdolo e invisibile, che avanza senza distinzioni e ostacoli di
alcun tipo, massacrando vigliaccamente le persone che sono più vulnerabili e
che necessitano delle più attenzioni, occorre prendere coscienza da parte di
tutti del fatto che una vera e propria guerra come questa si combatte e vince
insieme, per amore di se stessi, dei propri cari, di chi combatte nelle prime
linee, negli ospedali e nei servizi indispensabili, della Patria. Ognuno faccia
il proprio: i disertori pagheranno con la vita*, o con la coscienza di aver
provocato il contagio e la morte di altre persone, e con il giudizio della storia.
12. Il popolo italiano ha
manifestato unità e orgoglio nazionale in un’occasione, per la prima volta in
tempi recenti, che non sia legata a partite di calcio: ciò è commovente senza
dubbio, ma è altrettanto sconcertante il fatto che sia servita una pandemia per
arrivare a questo.
13. Quando la pandemia sarà
finita, l’Italia e l’Europa saranno in ginocchio. Lì si manifesteranno la
solidarietà e la cooperazione internazionale, o le parole e gli slogan si
riveleranno una farsa ignobile e dannosa. Si dovrà risorgere dalle rovine l’uno
aiutando l’altro, altrimenti non sarà possibile.
14. In questi ultimi giorni
mi sono ritrovato a riporre fiducia nella scienza e nelle straordinarie
personalità dei medici, conforto nei rapporti umani e di fede. Mai ho
apprezzato questi aspetti così tanto.
15. In situazioni
d’emergenza ci sono due tipi di persone: chi parla e chi fa. Prima di
un’emergenza allo stesso modo: chi previene e chi minimizza. Il grande
Machiavelli affermava che un buon principe costruisce gli argini di un fiume
prima che arrivi la piena. Ho l’impressione che, in questa occasione, ben pochi
governi abbiano in principio ascoltato e messo in pratica il consiglio
dell’Autore fiorentino.
16. La lontananza di amici,
parenti e persone care è ora arginata dalle tecnologie di cui per fortuna siamo
a disposizione; è evidente però che la tecnologia non può sostituire mai a
pieno i rapporti umani: questo probabilmente è uno degli aspetti più duri
dell’emergenza.
17. Che lo vogliamo o no,
questi giorni e settimane (e temo mesi) occuperanno le pagine di storia dei
futuri studenti, e non sono sicuro che sarà bello leggerle. Inevitabilmente le
nostre vite cambieranno e il mondo ci sembrerà un posto meno sicuro in cui
vivere. Certi esperimenti saranno visti con sempre più diffidenza ed emergerà
una buona volta che le conseguenze di un errore, di una distrazione o della
malafede, se avvengono in un momento fatale, possono essere tragiche.
18. Il “vecchio” e il
paziente con chissà quante patologie pregresse, o con un debole sistema
immunitario, avrebbero potuto essere mio nonno, mio zio, mia madre, mio padre,
un amico, la mia ragazza. Occorre non dimenticarlo mai.
19. Se mi avessero detto che
una volta diventato maggiorenne avrei dovuto vivere una situazione del genere,
avrei vissuto volentieri un altro poco da minorenne. (Ho compiuto diciotto
anni il I Marzo)
20. Dum Romae consulitur,
Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si emanano decreti e autocertificazioni, la
gente si ammala e muore. Chi, sano, ha dovuto chiudere il negozio (giustamente)
non sa come affrontare l’ingente perdita economica che subisce. Non voglio
polemizzare inutilmente, invito semplicemente le istituzioni a una maggiore
concretezza e chiarezza. Solo così ne usciremo, se non senza danni, almeno con
il minor numero possibile di questi.
* -Non sto augurando la morte a nessuno, ovviamente. Ma non è così
difficile, oggi, mettere in serio rischio la propria vita e quella altrui, per
negligenza o azioni sbagliate: chi ne è responsabile è quindi definito disertore.
Spero di non essermi dilungato troppo, è stato davvero un piacevole “sfogo
filosofico” di cui potremo quando opportuno spendere qualche parola.
Andrea Nicolini
27/03/2020