IL GIORNO DELLA CIVETTA
Accursio Miraglia è Salvatore Colasberna, un piccolo imprenditore di un paesino siciliano a cui la mafia spara mentre sale su un autobus diretto verso la città di Palermo. Le indagini vengono affidate al Capitano Bellodi. Quando i carabinieri giungono sulla scena del delitto che è la piazza di un piccolo paesino siciliano, i passeggeri della corriera diretta a Palermo scappano disperdendosi velocemente. Le forze dell’ordine riescono così a interrogare solo l’autista e il bigliettaio, i quali negano di riconoscere il corpo del “morto ammazzato” e persino di aver assistito all’omicidio. I carabinieri riescono a portare in caserma un venditore di panelle che, dopo un interrogatorio ammette di aver sentito colpi di arma da fuoco provenire dall'angolo della chiesa. Il caso viene affidato al capitano Bellodi, un ex partigiano che grazie a un senso di onore e giustizia decide di non arrendersi davanti al silenzio, e riesce ad individuare gli indizi che legano l’omicidio alle organizzazioni mafiose locali e alla politica grazie anche al doppiogioco del mafioso Calogero Dibella, poi ammazzato.
Il capitano
Bellodi, riesce ad ottenere il nome del presunto assassino, tale Diego Marchica
detto Zicchinetta, grazie all’intervento della moglie di Paolo Nicolosi, un
potatore a sua volta ucciso dalla mafia per aver riconosciuto l’assassino.
Bellodi riesce a far fermare l’omicida e i suoi mandant,i ma i
tre imputati vengono presto rilasciati. La stampa s’interessa al caso, tanto
che si apre un dibattito in Parlamento, alla
presenza dello stesso Bellodi. Le pressioni politiche dall'alto portano all’archiviazione del caso, grazie
agli alibi costruiti da personaggi
politici al fine di scagionare Zicchinetta; durante il confronto viene
inoltre affermato che la mafia è un’invenzione dei comunisti e che in realtà il
delitto di Colasberna è spiegabile come un caso di infedeltà coniugale.
Bellodi, nel
frattempo spedito a Parma per una vacanza forzata, scopre dai giornali l'esito
della sua inchiesta sulle collusioni tra la mafia e il potere; rientrando in
casa, tuttavia, dichiara di volersi "rompere la testa" tornando
in Sicilia a combattere la mafia.