Poesie di Francesca Anderlini

 

POESIA

*Definita da tanti poeti come il “Canto dell’ anima”, la poesia è una forma d’ arte che crea e racchiude nel proprio alternarsi di versi un complesso (non so se questa parola vada bene) di astratto che nasce dal concreto, il quale ruba l’ essenza del mondo esterno per “piantarla” al nostro interno.

Possiamo definirla un viaggio sul cammino dell’esperienza tracciato dal sentiero della riflessione e del pensiero, verso la meta di un sentimento che ci permea e avvolge. In questi giorni difficili, in cui siamo praticamente obbligati a rimanere all’ interno delle mura di casa a causa dell’emergenza sanitaria, ognuno di noi può però intraprendere questo ricco viaggio verso la poesia, alla scoperta di ciò che alla fine è sempre stato con noi.


Una notte di luna

Dov’eri luna?

Il mio sguardo si perdeva

tra gli infiniti lumi delle stelle,

offuscati dal tremolio

di una gelida nebbia.

Proveniva l’eco di un ultimo cinguettio,

mentre, finissimo,

calava il silenzio.

Arrivò tremulo un sospiro di vento,

la luna avanzò sul suo cammino.

Eccoti giunta!

Una foglia oscillò,

cadde davanti al tuo splendore.

Chissà quando tornerai a rischiarare

questa immensità

con il tuo delicato bagliore?

Oh luna,

imprevedibile,

curiosa,

ignara luna,

la tua essenza priva di radici,

appesa soltanto a un sottile filo,

mai si volta e prosegue sempre,

non per la meta,

solamente per il viaggio.

Dove ti conduce questo viaggio?

Mai ad un equilibrio,

mai ad un’immobile pienezza,

solo ad una continua imprevedibile tensione.

È forse questa che ti offre fascino?

È forse questa che ti tiene in vita?


I ricordi

Nebbia.

Tumultuose, torve si sovrapposero le nubi.

Ombre.

Il sordo rumore del tuono strillò riecheggiante,

emersero risuonanti le grida sepolte.

La perfida pioggia ricopriva le già esili lacrime,

la marea s’infrangeva

contro il tremante spirito.

Tetro avanzò

Il vorticoso vento,

che tiranno percosse e strappò

ogni radice del pianto.

Piano piano strappò anche me,

e come foglia oscillante,

mi feci trasportare dalle sue onde,

intrappolate in un irremovibile eco eterno.

La folata si trasformò in brezza,

il silenzio riempì il rumore.

L’amara nostalgia lasciò spazio

ad un riassaporato sorriso,

riascoltai i sussurri ,

rividi incanto in ogni sfumatura.

Leggermente, riaccarezzai quei ricordi,

quei ricordi che mi avevano ricondotto all’essenza.


Francesca Anderlini



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