Scuola sì o scuola no?
Scuola sì o scuola no?
DAD, scaglionamento, problema trasporti: sostantivi che
appartengono al “lessico virale" che, in questi mesi, ha definito la
scuola, le sue modalità, la sua sintassi. Nomi che risuonavano ai telegiornali
come condanne alla didattica in presenza. O che l’articolo di qualche
quotidiano presentava come ostacoli che opponevano la loro, solo apparente,
irrimediabilità al ritorno in classe. Dopo la mancata riapertura delle scuole,
stabilita per il 7 gennaio, studenti, insegnanti, presidi e collaboratori
scolastici si erano preparati a resistere, di nuovo, e ad abitare un'attesa che
si annunciava lunga e il cui assillo si congiungeva ad un sentimento di
nostalgia: malinconia per un ritorno impossibile, per quel tempo di prossimità
e socialità che aveva preceduto la pandemia e che, dalla sua irraggiungibile
lontananza, emetteva i suoi invitanti bagliori, mostrava la felicità dei suoi
ricordi. Ma ecco che, nell'inatteso, le scuole hanno spalancato nuovamente le
loro porte: ragazze e ragazzi – zaino in spalla, mascherina sul volto, gioia
nel cuore – hanno ripopolato le strade, si sono aggirati sui marciapiedi che le
costeggiavano, hanno varcato la soglia delle aule e occupato banchi e sedie. Campanelle
hanno suonato ancora, sveglie squillato, lezioni nel loro dispiegarsi hanno
ospitato il lampo di un sorriso che le ha accese o l'eco di una risata che ne
ha sospeso il silenzio – silenzio non
più dell'assenza, ma di un ascolto partecipe. Saluti gentili e un vociare
composto ma vivace hanno animato i corridoi, vuoti da tempo. Eppure, non tutti
hanno vissuto positivamente il rientro in aula: i più si sono dichiarati
preoccupati dalle mancate condizioni di sicurezza sui mezzi di trasporto e
dubbiosi su una riapertura inaspettata quanto improvvisa. È stato condotto un
sondaggio tra vari istituti e licei di Modena, tra cui anche il nostro. E, per
quel che attiene al Wiligelmo, è emerso che il 66,9% dei 335 votanti si trovasse
d'accordo nel scrivere una lettera alle istituzioni, nella quale sarebbe stata esposta
la contrarietà alla ripresa delle lezioni in presenza, la volontà di continuare
l’attività didattica attraverso la modalità a distanza e la richiesta di
parteciparvi in DAD, anche quando la propria classe si sarebbe recata a scuola.
Inoltre, lunedì 18 gennaio, data eletta al rientro al 50% (calcolato sul totale
degli alunni), gruppi studenteschi appartenenti a scuole differenti hanno
organizzato uno sciopero per esprimere il loro disappunto. Quel che
eminentemente importa non è stabilire la moralità di questo gesto – cosa che compete
alla coscienza di ciascuno di noi- ma interrogarlo ed esplorare le cause, reali,
che si pongono alla sua origine. Dirsi non felici per il ritorno a scuola
perché non la si ama particolarmente è ben diverso dall’allestire scioperi e
manifestazioni con la pretesa di assistere alle lezioni secondo i modi ad
ognuno più favorevoli.
Al di là dell’ipocrisia non maliziosa ma puerile che ,forse,
queste iniziative mascheravano nella ragione di un assente stato di sicurezza,
gli studenti del Willy hanno accolto la riapertura della scuola con emozione e
contentezza.
La tessitura di relazioni che la vicinanza e la presenza
operano è un valore inalienabile ed insostituibile: è il respiro che ventila
giornate di afosa noia, che ossigena un tempo che finora era stato come sospeso.
Transitorio o prolungato che sia questo momento che
sorprende la scuola in presenza, godiamocelo.
Buon rientro e buon proseguimento a tutti!
Sabrina Bocedi