L'omicidio- Greta Lugli, 2^F
L’omicidio
L’uomo si chiamava Grey Hutton. Aveva appena assistito ad un omicidio.
Era un semplice impiegato di banca, cinquantadue anni, scapolo, alto e slanciato. Indossava sempre un impeccabile smoking nero, che si intonava perfettamente con i suo capelli scuri, anche se qualche ciuffo bianco cominciava a tradire l’età. Il naso appuntito e gli occhi piccoli e scrupolosi gli conferivano un’aria più seria e composta di quanto non fosse in realtà. Aveva sempre cercato di vivere una vita tranquilla, senza creare problemi a nessuno. Tutto sommato, si poteva dire felice. Ma quel pomeriggio tutto ha cominciato ad andare a rotoli.
Correva ansimando per le strade della grande metropoli di Milano: i marciapiedi erano affollati come di consueto, e doveva aprirsi il cammino a suon di spintoni e “con permesso”. Le persone si fermavano a guardarlo per qualche secondo, poi tornavano a concentrarsi sui loro affari. Tutti pensavano per lo più ai fatti propri, nessuno si sarebbe fermato per capire che cosa fosse successo. D’altra parte però, lui non faceva nulla per non dare nell’occhio: un distinto signore in completo che si precipitava lungo la via con i capelli spettinati, gli occhi sbarrati e il fiato corto, insieme alla sua ventiquattrore che sbatteva da tutte le parti, non passa inosservato.
Riusciva a malapena a riconoscere dove si stava dirigendo, tanto la sua mente era confusa. Verso le cinque del pomeriggio, Grey si era recato nell’ufficio del suo superiore, il signor Red Johnson, per consegnargli alcuni importanti documenti prima di staccare dal lavoro. Appena entrato, capì subito che qualcosa non andava: l’uomo non era alla sua scrivania in fondo alla stanza come di consueto. L’ambiente era stranamente silenzioso, e la luce calda che entrava dalle vetrate lungo la parete alla sua sinistra contribuiva a rendere l’inusuale atmosfera ancora più spettrale.
“Signor Johnson?” Domandò incerto. La sua voce rimbombò nella sala vuota, rompendo il suo silenzio di tomba. Avanzò di qualche passo, cauto: la situazione non era per niente piacevole.
“Signor Johnson!” Ripeté, questa volta più deciso. Nessuna risposta. Proseguì verso la scrivania, lentamente. Dietro di essa, giaceva il cadavere dell’uomo, gli occhi ancora spalancati dal terrore. Grey rimase impassibile, per nulla inorridito da quel cruento spettacolo, come in stato di shock. L’assassino gli aveva tagliato la gola, in modo tale da impedirgli di urlare e ucciderlo sul colpo. Dal taglio continuava a sgorgare sangue, che formava una pozza proprio sotto la testa del morto, innaturalmente rovesciata su un lato. La camicia ormai si era macchiata irrimediabilmente di rosso: ripensandoci, era una situazione alquanto divertente per Red Johnson. Grey allungò una mano, come per assicurarsi che fosse realmente morto. Prima che riuscisse a toccarlo, il panico gli attanagliò lo stomaco, e senza rendersene conto, si precipitò giù per le scale e schizzò fuori dalla banca. Ed eccolo lì, mentre correva a perdifiato verso casa.
Quando finalmente varcò il cancello del giardino di casa sua, gli ci vollero altri cinque minuti buoni per aprire la porta d’ingresso, tanto gli tremavano le mani. Si guardò intorno per assicurarsi di non essere stato seguito fino lì, e cercando di non farsi notare, entrò. Finalmente riuscì a riprendere fiato dalla lunga corsa: aveva pur sempre più di cinquant’anni. La paura piana piano scivolò via e la morsa che gli attanagliava lo stomaco si allentò. Si trascinò in cucina, frastornato, e si lasciò cadere su una sedia: non riusciva a stare in piedi.
E rise. Rideva sguaiatamente, forse per lo scampato pericolo, o forse perché in fondo, era contento della morte di Johnson. La luce del tramonto avvolgeva tutto l’appartamento. L’unica cosa che si intravedeva nell’ambiente era un barlume di luce riflessa negli occhi dell’ uomo, mentre apriva la sua valigetta: le carte che doveva consegnare al capufficio erano tutte accartocciate. Al suo interno, un coltello faceva la sua bella figura tra le tasche in pelle. La sua superficie era ancora macchiata di sangue, ormai rappreso. Le ombre grigie della sera si allungavano per tutta la stanza, fin dentro alla sua anima. Sorrideva.
L’uomo si chiamava Grey Hutton. Era un assassino.
Domani era un altro giorno.
Greta Lugli 2F