Chi trova un amico, trova un tesoro.
CHI TROVA UN AMICO
TROVA UN TESORO
Mai avrebbe potuto immaginare ciò che l’attendeva quel
giorno. Ma le sorprese, le novità e le cose belle -così come quelle brutte-
arrivano senza preavviso, proprio quando meno ce lo aspettiamo.
Era un bel mattino di metà estate. Le cicale frinivano, oziando
al di sotto del placido sole splendente, fiero e alto nel cielo; una leggera
brezza di scirocco spingeva le barche al largo. Il signor Gino era intento ad
issare la vela del modesto peschereccio di famiglia, che era appartenuto a suo
nonno, il padre di suo padre, e a suo padre prima di lui. Stava imboccando la
via verso il vasto oceano, dalle mille sfumature. La barchetta procedeva
tranquilla: pochi nodi, ma abbastanza per proseguire spedito. La brezza gli
accarezzava i capelli, e gli scompigliava la candida barba.
Giunto in un punto tranquillo, senza altre imbarcazioni nei
dintorni, il signore si accinse ad armarsi di canna da pesca, elegante e
raffinata, e di numerose esche e, alla vecchia maniera, si mise a pescare. Era
il suo passatempo preferito, sin da quando era piccolo. Col sigaro in una mano
e un panino al burro nell’altra, canticchiando la sua canzoncina preferita, i
piedi a mollo, iniziò ad attendere pazientemente.
Una mezz’oretta dopo, Gino aveva pescato ben due pesci: la
giornata si stava rivelando fruttuosa. Decise che li avrebbe cucinati per
pranzo, magari assieme ad una bella cipolla al forno. Ad un tratto, un vocione
ruppe la calma piatta. Proveniva da sud. Il signore si voltò leggermente,
infastidito. Quello era il suo punto segreto! Protetto dal mare e dagli scogli,
un’insenatura perfetta, silenziosa e tranquilla: nessuno del paese si
avventurava fin lì, o almeno non era mai successo prima! Passava in quel punto
tutte le sue giornate, dal mattino presto fino a sera inoltrata, talvolta ritornava
a terra, ma da quel che rammentava nessuno era mai arrivato in quel magico
luogo. Era suo! Il nuovo arrivato avvicinò il suo peschereccio a quello di
Gino. “Salve signore!” lo salutò. Aveva una voce forte e aspra, ma dal tono
amichevole e gentile. “Vedo che anche lei conosce questo posto. Io l’ho trovato
oggi per caso. Bella giornata, vero?”.
“Lo era fino a quando non è arrivato lei” bofonchiò Gino. L'altro fece
finta di non aver sentito, e continuò a parlare: “Io sono Patrizio, lei?”
“Gino”
“Sei di poche parole, Gino. Fa niente: anche a mio fratello
non piaceva tanto parlare, perciò sono abituato ad avere a che fare con persone
laconiche.
“Allora perché non va a disturbare suo fratello, invece che
me?” gli chiese Gino, seccato.
“Mio fratello è morto” rispose l’altro. Tutto a un tratto,
aveva assunto un’aria mesta e malinconica. I piedi a mollo nell’acqua gelida,
che fino ad un momento prima si muovevano convulsi provocando innumerevoli
spruzzi, si arrestarono di colpo.
Gino si voltò a guardarlo. Era molto simile a lui, però aveva
un’espressione più affabile e cordiale: capelli e barbetta bianchi, occhi
azzurro cielo e pelle incartapecorita e rugosa. Con l’unica differenza che era
un bel pò in carne, con una pancia prominente che sbucava dispettosa dalla
canottiera bianca troppo stretta e striata di unto.
“Mi scusi, a volte non so quello che dico” si scusò Gino. Gli
dispiaceva per quel simpatico signore: in fondo non aveva fatto nulla di male
trovando il suo posto segreto. Anzi: forse l’aveva trovato perché entrambi
avevano qualcosa in comune.
“Figurati, ormai è una storia passata. E comunque puoi darmi
del tu” era diventato di nuovo sereno come prima. Da lì cominciarono a parlare,
le canne da pesca in acqua, ma ormai pescare qualche orata non importava più a
nessuno dei due. Scoprirono di avere tante cose in comune, tranne il carattere:
l’uno irascibile e sarcastico, l’altro spontaneo e giocherellone. Si
scambiarono opinioni e piccoli pezzetti di vita, risero e piansero insieme.
Alla sera, poi, si ritirarono e mangiarono insieme a casa di Gino le orate che
avevano pescato. Da lì in poi, ogni giorno, i due si videro sempre e sempre erano
insieme. Come fratelli.
Questa è la storia di Gino, e di come egli trovò la cosa più
importante del mondo. Non la cercava disperatamente, era stata lei a venirgli
incontro, a braccia spalancate. Aveva trovato la vera amicizia, il bene più
prezioso. Perchè, si sa: chi trova un amico trova un tesoro.
Alice Morello