Astronauta - Martina Medici
Ciao, sono una di voi, ho diciassette anni e ormai sono “quasi grande”… come sussurra mia nonna a mia madre al telefono.
Se dovessi citare la domanda che mi viene posta più spesso, sarebbe la tipica esclamazione: "Ma… dopo il liceo…?”, una sorta di “Cosa vuoi fare da grande” ma più brusco, più schietto, giusto per ricordare che è il momento di chiarirsi in fretta le idee e mettere da parte i propri sogni.
Rispondo a tutti che probabilmente andrò a fare Lettere, giornalismo o comunque qualcosa che non c’entra assolutamente più nulla con la scuola frequentata fino ad ora.
Più mi convinco che sia la mia strada e che gli altri accettino il mio futuro, più una parte di me ripensa costantemente a quella bambina che desiderava vagare nello spazio e osservare la terra da lontano, stando distante da tutti quei problemi che la rendono così reale.
Più il momento delle scelte si avvicina, più vorrei tornare indietro nel tempo e gridare al mondo solo un: ”VOGLIO DIVENTARE UN'ASTRONAUTA, MAMMA!”
Sfortunatamente nessuno è in grado di riportarmi là e ormai la realtà ed il presente devono essere affrontati di petto, senza rimuginare troppo sui “se” e sui “ma”.
Sarà l’insieme delle emozioni, pensieri illogici, sentimenti o chissà quale altra parentesi della nostra coscienza, che mescolati insieme ad un certo punto generano un certo scompiglio nella vita di ognuno di noi, facendoci rendere conto che effettivamente la nonna ha proprio ragione a dire che siamo “quasi grandi”.
Come potremmo mai riuscire a capire chi vorremmo diventare in un futuro se non prendiamo mai in considerazione i nostri desideri del presente?!
Non per forza la nostra vita dovrà essere caratterizzata da un lavoro noioso o involuto… a volte capita che ci si ascolti davvero fin da giovani e si arrivi a creare una versione adulta della propria persona, simile a come si sperava che fosse.
Dovrebbe essere questo l’obiettivo di ogni giovane ragazzo: credere davvero in ciò che si vuol diventare, dall'ingegnere allo scrittore, dal professore al pasticcere… o anche al mantenuto (nulla escluso).
Noi giovani non abbiamo fiducia nel nostro futuro perché ogni volta che proviamo ad alzare la voce veniamo zittiti dal chiasso di coloro che non sono riusciti a realizzare i propri obiettivi.
Einstein aveva ventisei anni quando pubblicò la teoria sulla relatività ristretta e Giacomo Leopardi a soli venti scrisse L'Infinito.
Erano giovani, erano come noi tra qualche anno e credevano in ció che proponevano alla loro società, altrimenti le loro parole sarebbero rimaste rinchiuse in un cassetto impolverato tra un secolo e l’altro.
Se da qui a qualche decennio diminuiranno progressivamente tutti coloro che vorranno far sentire le proprie idee o realizzare i loro “impossibili” sogni, cosa ne sarà dell’umanità?
In un domani metà della popolazione sulla Terra sarà cambiata, ci saranno altre persone e noi diventeremo GLI ADULTI del periodo.
Che tipologia di “grande” vorremmo diventare?
Credo sia arrivato il momento di crearne una nuova.
Per farsi sentire a volte basta anche solo alzare la mano e dire la propria, non serve per forza l’approvazione dei genitori o dei professori, è necessaria solo la vostra.
Ragazzi, siete colmi di capacità, fidatevi di queste, buttatevi, può andare anche male a volte, ma non a tutti, magari un giorno diventerete proprio coloro che sognavate di essere fin da bambini.