L'alieno narcisista in cerca di alieni altri - Riccardo Mantovani
“Il tempo, dicono curi tutte le
ferite. Quelle del cuore in particolare. Ma sarà vero? Molti poeti affermano
anche che l’uomo sia concepito perché la storia si ripeta, e su questo non si
discute: è così. Quindi, immagino di dover dar retta anche a quei molti che
affermano la grandezza del futuro inaccessibile, che pian pian arriva.
Sono vestito di una camicia bianca, soprastante ad una maglia nera, una di quelle che non le piacevano. Mi domando se il tempo possa curare anche questa ferita: la continua rimembranza d’una persona, che, ormai, non è più presente. Il tempo, questo enorme medico senza laurea, potrà liberarmi di queste fotografie mentali che non fanno che condizionarmi ? Che mi bloccano le strade e il vestiario. Le posizioni e i comportamenti. Lo farà ? Mi curerà ? Ma la domanda che mi pongo sul serio, e con enorme ansia, è: io voglio farmi curare ?
Vado oltre il termine dei “17
anni”. L’infinita giovinezza è un argomento che non mi va di trattare oggi.
Sono qui, a tediarvi ancora con i miei tormenti, solo per il puro gusto
egoistico di mettermi in mostra. Di lasciare che vi rendiate conto della mia
presenza. Un gesto come un altro alla fin fine: come un biglietto nella
cassetta della posta; un po’ di caramelle lasciate alla rastrelliera; un cenno
di nostalgia. Mi voglio far vedere, cosa devo dirvi, sarò narciso nella mia
continua sottovalutazione di me. Incoerente ma sensato. Chissà, il tempo curerà
anche questo ?
Onestamente, io non so nulla di ciò che accadrà. È solo un periodo un po’ così, e quasi mi vergogno a scrivervi questi pensieri: il blog si riempie di notizie sull’Ucraina, come un catino d’acqua durante un acquazzone. Che poi: si riempie, portando come conseguenza lo svuotamento dell’enorme secchio ch’era quello delle notizie sul covid. Molto ironico e spaventoso a dire il vero. Non penso di aver voglia di pensarci.
Vi pongo una domanda: il tempo curerà tutte queste ferite ? La sfiducia nell’uomo bellicoso; la sfiducia nella natura matrigna; la sfiducia nell’amore giovanile ? Mhm ? Me lo chiedo in generale in verità - faccio un po’ l’opinionista oggi -. Per quanto possa aver poca simpatia per la natura e l’uomo, ne ho ancora per quel senso di perdimento che solo quando si è innamorati si può sentire. E che mi ricordo ancora così bene - scusate se sono melenso. So di aver abituato questa pagina di “Poesie e racconti” a testi più crudi e sinceri. A testi cupi. Ma penso che l’onestà si trovi anche nelle pagine più sdolcinate e sognanti: l’onestà di mostrarsi felicemente sofferenti -.
Il tempo, dunque, secondo voi, curerà queste ferite ? E sopratutto: è giusto le curi ? Se le medica, rimarrà con tutta probabilità una cicatrice. E se rimane un segno, beh, una persona sana di mente non compirebbe lo stesso fatidico errore. Non si fiderebbe più. Non amerebbe più. Ma allora, ha davvero senso che il tempo ci ricucia ? Se lascia il simbolo di quella lealtà tradita; di quell’infatuazione passata… e noi, anche non guardandolo, siamo consapevoli esserci; ha davvero un fondamento come azione ? No, ve lo chiedo, perché con tutta l’umiltà che ho - poca - non lo so. Non ci ho cavato un ragno fuori dal buco, ponendomi questa domanda.
Magari il tempo, proseguendo, cicatrizzandoci, ci insegna a rischiare meno. A stare più attenti e abbottonati con chi incontriamo. E questo non ci rende deboli; anzi: rende ancora più speciale la nostra apertura ad occhi indiscreti e vogliosi. Tuttavia, non priva un pò di spontanea magia il ricordo di una ferita ? Non toglie un po’ quel senso di rischio che rende vivi ? In realtà, ora che ci penso, no. Addirittura lo amplifica. E come per le cose belle, ciò influisce in modo positivo ( andando anche a ferire di più, data la mole di lavoro aggiunta per aprirsi ); per le cose brutte - come una guerra - si va ad amplificare le emozioni negative. Forse per sorpresa. Forse per delusione davanti una ricaduta simile del genere umano. Non lo so: è la prima guerra che vivo, anche solo dal divano di casa mia. Non vogliatemi male se dico che già mi basta, e che non ci tengo a scoprire se abbia ragione. Mi basta trasporre queste idee sulla guerra psicologica che affronto ogni giorno; che ognuno di noi affronta ogni giorno.
È destabilizzante, davvero. Lascia un senso di inadempienza. Un senso di vuoto, che non riesco a capire come colmare. Quindi chiedo, a tutti voi - soprattutto ad alcuni -: il tempo, cura anche questo ? E, c’è qualcosa che si possa fare per aiutarsi a vicenda ? Anche solo per… non perdersi completamente. Per non lasciare che i momenti divengano ricordi. Che le esperienze, non diventino memorie. Forse, aprirsi. Ma è così… difficile. Complicato. Astruso. Mortificante in certi casi. Tuttavia, se non apriamo la porta al medico, invitandolo ad entrare: dite entrerà lo stesso ?
Il tempo
cura tutte le ferite, e sono molto certo del fatto che sia giusto così.
Ciononostante, ci sono cose, che in alcune mie ferite, non voglio scompaiano.
Forse, non voglio ancora essere curato. È un rischio enorme, perché il taglio
s’infetta, e dopo fa più male. Ma… forse è presto anche per il tempo. Forse è
troppo presto, e bisogna lasciare così. Per lo meno, per determinate cose. ORA,
tiro fuori l’infinita giovinezza: ho solo 17 anni. Soffrire in modo adulto, per
questioni che qualcuno definirebbe “infantili”, è quanto più mi riesce bene.
Però, mi piacerebbe sapere se sono l’unico che pensa queste cose. Se sono
l’unico che se le pone. Ma probabilmente, sto solo pensando eccessivamente.
MOLTO, eccessivamente. Giusto per farmi vedere. Giusto per richiamare
l’attenzione. Ah si, è questo che vuol dire lasciare che la ferita s’infetti.
Già… beh, sono qui. Ora lo sapete. Soprattutto alcuni di voi. Sono qua, e
vorrei ascoltare: ma nessuno mi parla. Non come faccio io con voi per lo meno.
È un segnale inviato alla Luna, sperando che lassù ci sia ancora qualcosa o
qualcuno che mi risponda. Se no, è solo una stazione radio, proiettata nello
spazio infinito della solitudine adolescenziale. Della solitudine che tanto
vorrei poter colmare. Sia la mia, con voi; sia la vostra, con me. Narcisistico
secondo voi ? Mhm, forse: “egocentrico”. Come il sole ad Agosto immagino. Siamo
a Marzo: speriamo finisca tutto e si arrivi a Giugno. Oh no, l’ho detto. Me la
sono gufata dite ? Speriamo di no.”
Smise di digitare. Convertì il file
in Word, e lo spedì al blog della scuola. Non sarebbe servito a nulla questo
suo tentativo di richiamare alieni, della sua stessa specie, verso di sé. Ma
almeno, qualcosa per muoversi e fuggire, lo stava facendo. L’alieno narcisista,
in cerca di alieni altri.
Sono vestito di una camicia bianca, soprastante ad una maglia nera, una di quelle che non le piacevano. Mi domando se il tempo possa curare anche questa ferita: la continua rimembranza d’una persona, che, ormai, non è più presente. Il tempo, questo enorme medico senza laurea, potrà liberarmi di queste fotografie mentali che non fanno che condizionarmi ? Che mi bloccano le strade e il vestiario. Le posizioni e i comportamenti. Lo farà ? Mi curerà ? Ma la domanda che mi pongo sul serio, e con enorme ansia, è: io voglio farmi curare ?
Onestamente, io non so nulla di ciò che accadrà. È solo un periodo un po’ così, e quasi mi vergogno a scrivervi questi pensieri: il blog si riempie di notizie sull’Ucraina, come un catino d’acqua durante un acquazzone. Che poi: si riempie, portando come conseguenza lo svuotamento dell’enorme secchio ch’era quello delle notizie sul covid. Molto ironico e spaventoso a dire il vero. Non penso di aver voglia di pensarci.
Vi pongo una domanda: il tempo curerà tutte queste ferite ? La sfiducia nell’uomo bellicoso; la sfiducia nella natura matrigna; la sfiducia nell’amore giovanile ? Mhm ? Me lo chiedo in generale in verità - faccio un po’ l’opinionista oggi -. Per quanto possa aver poca simpatia per la natura e l’uomo, ne ho ancora per quel senso di perdimento che solo quando si è innamorati si può sentire. E che mi ricordo ancora così bene - scusate se sono melenso. So di aver abituato questa pagina di “Poesie e racconti” a testi più crudi e sinceri. A testi cupi. Ma penso che l’onestà si trovi anche nelle pagine più sdolcinate e sognanti: l’onestà di mostrarsi felicemente sofferenti -.
Il tempo, dunque, secondo voi, curerà queste ferite ? E sopratutto: è giusto le curi ? Se le medica, rimarrà con tutta probabilità una cicatrice. E se rimane un segno, beh, una persona sana di mente non compirebbe lo stesso fatidico errore. Non si fiderebbe più. Non amerebbe più. Ma allora, ha davvero senso che il tempo ci ricucia ? Se lascia il simbolo di quella lealtà tradita; di quell’infatuazione passata… e noi, anche non guardandolo, siamo consapevoli esserci; ha davvero un fondamento come azione ? No, ve lo chiedo, perché con tutta l’umiltà che ho - poca - non lo so. Non ci ho cavato un ragno fuori dal buco, ponendomi questa domanda.
Magari il tempo, proseguendo, cicatrizzandoci, ci insegna a rischiare meno. A stare più attenti e abbottonati con chi incontriamo. E questo non ci rende deboli; anzi: rende ancora più speciale la nostra apertura ad occhi indiscreti e vogliosi. Tuttavia, non priva un pò di spontanea magia il ricordo di una ferita ? Non toglie un po’ quel senso di rischio che rende vivi ? In realtà, ora che ci penso, no. Addirittura lo amplifica. E come per le cose belle, ciò influisce in modo positivo ( andando anche a ferire di più, data la mole di lavoro aggiunta per aprirsi ); per le cose brutte - come una guerra - si va ad amplificare le emozioni negative. Forse per sorpresa. Forse per delusione davanti una ricaduta simile del genere umano. Non lo so: è la prima guerra che vivo, anche solo dal divano di casa mia. Non vogliatemi male se dico che già mi basta, e che non ci tengo a scoprire se abbia ragione. Mi basta trasporre queste idee sulla guerra psicologica che affronto ogni giorno; che ognuno di noi affronta ogni giorno.
È destabilizzante, davvero. Lascia un senso di inadempienza. Un senso di vuoto, che non riesco a capire come colmare. Quindi chiedo, a tutti voi - soprattutto ad alcuni -: il tempo, cura anche questo ? E, c’è qualcosa che si possa fare per aiutarsi a vicenda ? Anche solo per… non perdersi completamente. Per non lasciare che i momenti divengano ricordi. Che le esperienze, non diventino memorie. Forse, aprirsi. Ma è così… difficile. Complicato. Astruso. Mortificante in certi casi. Tuttavia, se non apriamo la porta al medico, invitandolo ad entrare: dite entrerà lo stesso ?