Caro diario: note di inchiostro - Greta Lugli
Ed eccomi qui.
Solo.
A parlare a un pezzo di carta.
Bianco.
Vuoto.
Ma che cosa dovrei dire? Non avrei mai pensato di cominciare a tenere un diario, specie adesso, in questo istante. Forse avevo bisogno di esprimermi… in un modo diverso.
La domanda rimane in sospeso. Magari potrei scrivere della mia vita, i primi ricordi, i miei problemi, raccontarmi attraverso le parole.
Troppo banale, eh? Capisco. Si vede che non ho grandi idee. Ma è l’unica via che possa prendere al momento.
Vorrei riuscire a farlo. Il bianco del foglio mi perseguita. Non è strano? E’ talmente luminoso che per spegnerlo ho bisogno del nero inchiostro. I segno scuri contro la perfezione della chiarezza. Non siamo noi a rovinare la creazione con le nostre azioni? Per limitare la luce, c’è bisogno del buio. Significa che non siamo in grado di sostenerla? Molto singolare.
In ogni caso è una divagazione inutile. Non sono un filosofo, né uno scrittore.
Ma il problema del foglio bianco è reale.
Forse non riesco a trovare le parole perché io non scrivo parole. Di solito mi occupo di pallini e linee. Cerchi che nell’aria rompono il silenzio in suoni.
Che frasi poetiche.
Sono proprio patetico. Le lettere stridono sulla carta come le mie melodie sul muro di questa stanza. Vorrei aver avuto delle idee migliori. Sicuramente migliori di questa. E mentre sono qui a lamentarmi, quello spartito rimane vuoto.
Il cielo è stranamente vuoto oggi.
Pulito.
Ad ascoltarlo ci si rende conto che il silenzio non esiste. Anche il foglio bianco alla fine si è riempito di scarabocchi. Inchiostro che canta.
Almeno l’interno della mia testa si è calmato. Un po’.
Ho appena rovinato la perfezione per sentirmi meglio.
Ho paura della mia imperfezione.
La riflessione mi è sfuggita di mano.
Forse è meglio che torni alla musica.
Ma anche le note d’inchiostro parlano.
Si può trovare una melodia che esprima il silenzio?
L.