Liliana Segre racconta la sua storia dal “Binario 21”

In occasione della Giornata della Memoria, la Senatrice a vita Liliana Segre, accompagnata da Fabio Fazio, ha condotto gli spettatori in un itinerario al Memoriale della Shoah della Stazione Centrale di Milano che ha portato tutti indietro di 79 anni, con l’obiettivo di non dimenticare affinché non si  ripeta una delle vicende più terrificanti della storia dell’uomo.

E’ infatti proprio da questo luogo occulto che il 30 gennaio 1944 partì il treno merci che la condusse, al tempo tredicenne, al campo di sterminio di Auschwitz insieme a tante altre persone, fra cui suo padre Alberto.

Il binario 21, ora trasformato nel Memoriale della Shoah dal 2013, è un binario sotterraneo nascosto nella Stazione Centrale; ad un paio di piani sopra infatti si trovano i binari normali da cui tutti i giorni partono e arrivano persone forse inconsapevoli di quanto successo anni fa sotto i loro piedi.

Pur essendo ora sottostante ai treni passeggeri, si trova a livello della strada, perché era stato pensato per effettuare il carico-scarico della posta.

E’ stato usato tra il 1943 e i primi del 1945 per deportare ebrei e oppositori politici e tra tutti i luoghi che in Europa sono stati usati per le deportazioni, è il solo a essere rimasto intatto.

Ed è da questo posto sotterraneo, succube di molteplici ricordi, che Liliana Segre inizia a raccontare i momenti che antecedettero la deportazione, ricordando alcuni luoghi significativi della sua storia: partendo dalla pietra d’inciampo che si trova davanti a casa Segre dedicata al padre Alberto, morto nel campo di sterminio, arrivando poi alla scuola elementare in via Ruffini a Milano, che Liliana smise di frequentare dall’ottobre del 1938 dopo essere stata espulsa a causa delle leggi razziali, fino ad arrivare al carcere di San Vittore, ultimo luogo in cui stette prima di quella giornata del ‘44 in cui venne prelevata con forza e messa su quel vagone merci.

«Quando uno è un bambino e non ha nulla, a qualche cosa si deve attaccare. Io nelle prime notti ad Auschwitz notai questa stellina che mi sembrava speciale, la guardavo e dicevo: finché tu brilli anche io sarò viva. E per me quella stellina non si è mai spenta». Così Liliana Segre racconta la speranza a cui si aggrappava ogni giorno all’interno del campo, la stessa speranza con cui ora ogni anno porta la sua testimonianza il 27 gennaio, Giorno della Memoria, nel tentativo di non dimenticare.

Rebecca Fontanesi



 

 

                                        

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