Via libera al suicidio assistito in Italia: una svolta storica

 Il paziente deve essere "tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale", deve essere "affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili" e deve essere "pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli".

Ecco la premessa che ha portato il comitato etico dell’ASL delle Marche ad autorizzare il primo suicidio assistito in Italia, il 23 novembre scorso. 

Non si tratta dunque di eutanasia, ma solo di aiutare la persona malata ad assumere il farmaco che porrà fine alla sua vita.

La storia di Mario inizia nel 2010, quando rimane coinvolto in un incidente e subito si rende conto di essere completamente paralizzato. 

Nel 2015 Mario si rivolge all’Associazione Luca Coscioni per poter ricorrere al suicidio assistito, così come stabilito dalla Corte Costituzionale nel caso dj Fabo. La sentenza in questione si era espressa in merito all’istigazione al suicidio da parte di Marco Cappato, attivista e politico, che avrebbe aiutato dj Fabo a morire. 

Nel 2020 Mario chiede all’ASL di verificare le condizioni per il suicidio assistito, ma l’azienda si rifiuta. L’anno successivo, dopo dure battaglie legali, ottiene finalmente il tanto atteso parere: “Il Comitato Etico ha riscontrato i requisiti delle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale per l’accesso al suicidio assistito”, spiega l’Associazione Luca Coscioni in un post su Facebook. 

L’autorizzazione è quindi arrivata ma, come ha specificato il comitato stesso, “restano da individuare le modalità di attuazione”. 

Dopo essere venuto a conoscenza dell’annuncio, Mario ha commentato “Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”. 

 “La materia delle decisioni di fine-vita costituisce un terreno delicato e controverso", afferma la Pontificia Accademia per la Vita a commento del via libera al suicidio assistito ottenuto da Mario. “La strada più convincente ci sembra quella di un accompagnamento che assuma l'insieme delle molteplici esigenze personali in queste circostanze così difficili. È la logica delle cure palliative, che contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente, nella relazione che si stabilisce con l'équipe curante”. 

In Italia non c’è ancora una legge che regola il suicidio assistito, e l’eutanasia attiva è ancora vietata dal reato di omicidio consenziente. Ad ottobre sono state depositate più di un milione di firme raccolte tramite petizione per chiedere un referendum che possa cambiare le cose. 

Adesso non ci resta che aspettare di vedere come si muoverà l’ASL, ma si tratta certamente di un passo avanti per la nostra collettività. 

Michela Martin


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