LA STORIA NON CONCLUSA DI PATRICK ZAKI


Patrik è uno studente egiziano dell’università di Bologna, ingiustamente incarcerato l’8 febbraio2020 e liberato (ma non assolto), dopo quasi due anni, l’8 dicembre 2021.                                               

Tutto ha inizio quando Patrik, tornato in Egitto per una vacanza con la sua famiglia, viene fermato in aeroporto il 7 febbraio 2020 con l’accusa di istigazione alla violenza, alle proteste e al terrorismo. Il giovane viene poi arrestato il giorno seguente dopo un estenuante interrogatorio sotto tortura riguardante il suo attivismo per i diritti lgbt. Da questo momento fino a settembre 2021, data della sua prima udienza, Patrick è trattenuto in custodia cautelare a causa dei diversi rinvii al giudizio del processo. Nel mese di settembre si sono tenute le prime due udienze che non hanno portato ad alcuna conclusione, mentre il 7 dicembre 2021, data della terza udienza, viene disposta la scarcerazione dello studente senza assoluzione alle sue accuse per le quali rischia ancora una pena di 5 anni.                                                                                                                                               Dopo 670 giorni di carcere e 22 mesi di lontananza dai propri cari, Patrick ha finalmente potuto incontrare all’esterno del commissariato di polizia di Mansoura la madre Hala, la sorella Marise e la fidanzata che lo attendevano ormai da molto tempo.                                                                                 Nonostante l’intervento e le richieste del governo italiano e dello stesso Mario Draghi al governo egiziano, il ritorno in Italia di Patrick non è ancora possibile perché la gravità delle accuse non gli permettono di lasciare il paese.                                                                                                             Ancora oggi si sta discutendo la concessione della cittadinanza italiana onoraria per Patrick.      

Egli stesso ha poi affermato che una volta terminata questa epopea giudiziaria spera tornare in Italia per rincontrare i suoi professori e amici all’università di Bologna.


Giovanni Valenzano e Dario Mezzetti



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