Gemma Calabresi: "La crepa e la luce - SULLA STRADA DEL PERDONO, LA MIA STORIA"

"Scrivo questo libro per lasciare una testimonianza di fede e di fiducia. Per raccontare l'esperienza più significativa che mi sia capitata nella vita, quella che le ha dato un senso vero e profondo: perdonare."

Il 12 maggio scorso, Modena, in occasione dell’evento “Incontri con l’autore - aspettando il Salone del Libro di Torino” ha ospitato Gemma Capra che, nel condividere la sua storia, segnata da un tragico evento, ha dato una forte testimonianza di amore e perdono. 

A molti questo nome probabilmente non dirà nulla, e forse nemmeno quello di suo marito, Luigi Calabresi, giovane commissario il cui assassinio è ricordato come il primo omicidio politico di quelli che oggi definiamo gli anni di piombo. 


È la mattina del 17 maggio 1972 quando a Gemma arriva quella terribile notizia che le stravolgerà la vita. Calabresi, impegnato nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana, si era ritrovato ad essere considerato il responsabile della morte del giovane anarchico e amico Giuseppe Pinelli. Ad affrontare queste accuse infamanti gridate in piazza dai cortei (siamo negli anni della contestazione giovanile) Luigi venne lasciato da solo, senza appoggi dal Ministero o dalla Questura, diventando facile bersaglio dei terroristi perché, come ci ricorderà Giovanni Falcone anni dopo : “Si muore generalmente perché si è soli”. 

Dopo 17 processi e mille ipotesi diverse su chi fossero i responsabili dell’accaduto, Brigate Nere, Brigate Rosse, terrorismo internazionale, nel Gennaio del 2000 finalmente la famiglia Calabresi ha ottenuto giustizia e potuto mettere la parola fine sulla vicenda. 


Oggi 50 anni dopo questi tragici avvenimenti, Gemma, rimasta vedova appena venticinquenne, con due bimbi piccoli e uno in arrivo, ci fa ripercorrere nel suo libro “La crepa e la luce”, la strada che l’ha condotta con il tempo e non poca fatica ad abbandonare il sentimento di rabbia e rancore e il desiderio di vendetta trovando invece la forza di perdonare gli assassini di suo marito. 

In tribunale, durante i processi, Gemma ricorda gli sguardi, gli incontri tra i terroristi e i loro familiari e, se oggi è riuscita a perdonare, lo ha fatto anche per loro che lei stessa riconosce essere vittime tanto quanto lei di quanto accaduto. 


Di questo incontro, a cui ho avuto l’opportunità di partecipare, una cosa mi è rimasta più impressa tra le tante: la serenità che questa donna trasmette, non c’è stato un solo momento in cui abbia smesso di sorridere, nemmeno mentre raccontava dei momenti più bui.  



Lucia Beneventi 3F



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