Yemen, la guerra dimenticata

Cari lettori del blog,

oggi vi parleremo di qualcosa che apparentemente non esiste, la Guerra in Yemen.

 

Già da prima dello scoppio della guerra la crisi economica era evidente, rendendo lo Yemen il secondo tra gli stati più poveri al mondo. Dopo la presa di potere da parte del vice presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, una serie di ribellioni interne al governo hanno portato a ben più gravi perdite a livello economico, sanitario e per tutti i servizi statali. Con oltre 20.000 vittime civili tra marzo 2015 e marzo 2021, gli scontri hanno costretto più di 4 milioni di persone, tra cui più di 2,4 milioni di bambini e bambine, a lasciare le loro case. Si stima che circa 20 milioni di persone abbiano tuttora bisogno di assistenza umanitaria.

 

La guerra dello Yemen è poi continuata durante il periodo di pandemia globale di covid-19, portando così la popolazione ad una carenza di accessibilità a percorsi di cura. È stato osservato infattiun notevole calo del numero di casi segnalati e rilevata la somministrazione di  785.000 dosi di vaccino, ovvero poco più di quelle effettuate in Molise. Probabilmente questi dati sono il frutto delle difficoltà nell’esecuzione dei tamponi e dei vaccini. 

 

Ad aprile di quest’anno l’ONU ha proposto un trattato di pace tra le due fazioni politiche che definiva un periodo di tempo di tregua per la risoluzione delle problematiche. Durante tale lasso di tempo, il mancato interesse da parte dei media alla critica situazione non ha permesso di poter dare visibilità alle problematiche dei civili e quindi di creare i corridoi umanitari necessari per portare aiuti sanitari e sociali. Durante la prima settimana di Ottobre 2022 il trattato di pace è scaduto, rendendo pressoché nulle le possibilità di assistenza. Uno spiraglio di pace si è intravisto con il trattato nell’aprile del 2022 da parte dell’Onu, valido fino a 2 settimane fa (inizio ottobre 2022). L’unica associazione presente è Save The Children che tutt’oggi opera nei territori più colpiti in ambito sanitario ed educativo. La speranza è che  il mondo si interessi di più a tutti i conflitti attraverso una maggiore divulgazione da parte dei media al fine di risvegliare l'attenzione della popolazione e anche dei capi di stato. Questo permetterebbe di dare maggiore risalto non solo alle guerre più vicine a noi, ma anche a quelle più lontane e di rendere ogni profugo “degno” di essere aiutato, indipendentemente dal paese di origine. 

 



Alice Dimarte e Gabriele Sighinolfi, 2A 

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