Arrestato il boss mafioso

La cattura di Matteo Messina Denaro attesa da trent’anni.

Il 16 gennaio 2023, dopo lunghi anni di indagini, si conclude una latitanza durata 30 anni: quella del boss mafioso Matteo Messina Denaro. L’uomo, ormai sessantenne, prese parte alle stragi del 1992 e del 1993, oltre che a numerosi assassinii di cui è stato talvolta mandante, talvolta esecutore materiale. Sin da giovanissimo ha iniziato ad affiancare il padre, capomafia di Castelvetrano (paese in provincia di Trapani) e storico alleato di Totò Riina. Insieme a lui Matteo Messina Denarorisulta il mandante dell’uccisione di Giovanni Falcone sull’autostrada A29 all’uscita per Capaci e alcuni mesi più tardi, dell’attentato di via D’Amelio a Paolo Borsellino.

Grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, le autorità hanno scoperto che il boss latitante era malato e che si stava sottoponendo ad alcuni trattamenti medici; perciò,navigando sulla piattaforma del ministero della salute, gli inquirenti si sono accorti di un indizio sospetto. Risultava infatti che alcuni giorni prima un paziente si fosse sottoposto ad un intervento al fegato ma che la stessa persona, contemporaneamente al momento dell’operazione, fosse stata vista nella sua abitazione. Da lì per gli investigatori non è stato troppo difficile intuire cosa fosse accaduto e il piano per la cattura del boss ha iniziato a prendere forma.

Matteo Messina Denaro ha un tumore e ha bisogno di cure, ma sa che non può far scoprire la sua identità; chiede così a un conoscente di prestargli il nome e con documenti falsificati riesce a ottenere delle visite e degli interventi, presentandosi come Andrea Bonafede. Le autorità aspettano la data dell’appuntamento medico più vicinosenza allertare nessuno della loro scoperta e, quando il mafioso entra nella clinica che lo ha in cura, lo accerchiano e lo ammanettano.

In città era conosciuto con il nome di Francesco, poiché tanti conoscevano personalmente il suo prestanome, e viveva nascosto, in tre covi diversi, che gli investigatori hanno perquisito alla ricerca di indizi che conducano alle frequentazioni dell’uomo e, quindi, ai suoi possibili affiliati mafiosi. Nell’appartamento in cui si era rifugiato nell’ultimo periodo sono state rinvenute numerose calamite, così come un poster del film IPadrino (il protagonista è un potente boss siciliano emigrato negli Stati Uniti) e un’immagine appesa al muro di Joker. Inoltre, alcuni abiti rivelano una prolungata frequentazione della casa da parte di una donna il cui  nome è ancora sconosciuto nonostante gli inquirenti stiano lavorando duramente negli ultimi giorni analizzando anche tracce biologiche.

Le indagini continuano alla ricerca di chi lo ha aiutato in questa lunga latitanza, anche nel non denunciare possibili sospetti, e per rinvenire ulteriori bunker dove si pensa che il mafioso avrebbe potuto rifugiarsi ,nascondendo materiali che potrebbero risultare di massima importanza per le autorità nella caccia agli altri boss.

Livia Sacchetti 2^H

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